venerdì 16 ottobre 2015

un ricordo di don Ernesto Castellani

Su Verona Fedele della settimana entrante un ricordo di don Ernesto Castellani per 7 anni Parroco di Bonavigo dal 1957 al 1965.
La comunità parrocchiale di Avesa vuole ricordare in questi giorni due figure di sacerdoti che le sono stati molto cari negli anni passati. Ricorre infatti il 17 ottobre il venticinquesimo anniversario della morte di don Angelo Nicolis e il 19 ottobre il sesto anniversario della morte di don Ernesto Castellani. Don Angelo nacque ad Avesa l’8 novembre del 1912 e fu ordinato sacerdote l’11 luglio del 1937. Dopo aver fatto per otto anni il vicario parrocchiale a Monteforte d’Alpone e per sei anni il parroco a Trezzolano spese tutta la sua vita per l’insegnamento del latino e del greco nel nostro seminario diocesano. Fin da giovane curato si era dedicato all’insegnamento nella scuola elementare della parrocchia dove svolgeva il suo ministero. E dalla fine degli anni quaranta fino a pochi mesi dalla morte insegnò prima nel seminario di Roveré, poi in quello di Verona e per più di trent’anni nel seminario di San Massimo. Quante generazioni di sacerdoti hanno percorso i primi passi della loro formazione camminando sulle regole grammaticali del latino e del greco accompagnati e tenuti per mano proprio da don Nicolis. La sua figura austera e precisa mai lasciava da parte un amore particolare per la chiesa e per il presbiterio fino a spingersi ad una attenzione minuziosa e accorata alle vocazioni sacerdotali che stavano maturando nei giovani seminaristi. Don Ernesto nacque a San Zeno di Montagna il 24 gennaio del 1920 e fu ordinato sacerdote il 18 giugno del 1944. Dopo l’ordinazione ha iniziato il suo ministero prima per due anni come curato a Illasi, poi a Bussolengo per cinque anni, poi a Pedemonte per due anni e infine a Povegliano per quattro anni, dove, per un periodo, fu chiamato a svolgere anche il ruolo di facente funzioni del parroco.
Nel 1957 fu nominato parroco di Bonavigo e per sette anni ha svolto questo incarico. Nel gennaio del 1965 fu nominato parroco di Avesa.
Da allora ha sempre servito con passione e amore la parrocchia di Avesa, per 23 anni come parroco e per altri 21 come uomo di preghiera, che, da sacerdote, ha fatto continua offerta al Signore della sua sofferenza e del suo disagio fisico. Ricordiamo molte iniziative da lui intraprese e delle opere da lui compiute. Ha saputo coniugare l’attenzione alle persone e la preoccupazione di creare degli spazi e degli ambienti dove ragazzi, giovani e adulti potessero incontrarsi per il gioco e i momenti di allegria e serenità, con un particolare occhio alla catechesi, alla formazione spirituale e alla preghiera. Come non ricordare anche la sua passione per incontrare la gente, con la periodica visita ai malati e agli anziani e con l’annuale benedizione delle famiglie e delle case. E i tanti momenti di convivialità, ai quali non si sottraeva, dove sapeva trasmettere la sua allegria contagiosa sperimentata nello stare insieme. E i pellegrinaggi e le gite che, quasi mensilmente, organizzava per fornire ad adulti e anziani occasioni di preghiera, di spiritualità, di sano divertimento e di svago culturale. Noi lo ricordiamo ancora con la sua voce tonante, con la passione per il canto, con la sua immancabile veste nera che mai abbandonava e con il suo incedere severo, tutti aspetti che dipingevano forse i tratti delle sue origini della montagna: il carattere forte e deciso, mescolato alla passione pastorale e ad un grande cuore, nascosto forse qualche volta dietro una parvenza di austerità. Bastava stare un po’ con lui per apprezzarne la finezza, la giovialità e il continuo desiderio di pensare alla sua gente. Però tutti abbiamo davanti anche un’altra immagine di don Ernesto. Quella dove lo immaginiamo seduto sulla sua poltrona di vimini, fuori dalla porta della vecchia canonica. Quella del don Ernesto che forse riposava, ma che sempre salutava i passanti e conversava con loro, quella del don Ernesto che pregava molti rosari al giorno per la gente di Avesa, quella del don Ernesto che si alzava e benediceva i morti quando gli passavano davanti i cortei funebri, quella del don Ernesto che aspettava paziente il suono del mezzogiorno per recitare l’Angelus o che aspettava il suono delle campane per recarsi in chiesa a pregare il Signore e concelebrare la Messa. Ora li pensiamo entrambi con il Signore della Vita, con il Buon Pastore che hanno teneramente cercato di servire e di imitare: li pensiamo a godere il premio del cielo, per il servizio che hanno reso alla parrocchia di Avesa e a tutta la chiesa di Verona.
Li ricorderemo con una Santa Messa presieduta da S.E. mons. Giuseppe Zenti venerdì 16 ottobre alle ore 18 nella chiesa parrocchiale di Avesa.

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